martedì 23 ottobre 2012

Cure Termali - Patologie Otorinolangoiatriche

Patologie OTORINOLANGOIATRICHE con indicazione alle cure termali 

Flogosi croniche delle vie aeree superiori, in modo particolare le riniti e le rinosinusiti
Rinite allergica
Rinopatia vasomotoria aspecifica
Rinopatia atrofica
Rino-otite cronica
Otite media secretiva
Disfunzioni tubariche
Sordità rinogena
Faringotonsilliti croniche
Adenoiditi croniche
Laringiti croniche

MODALITA' DI CURA TERMALE
Le varie tecniche inalatorie consentono di immettere nel sistema orecchio-naso-gola le acque minerali opportunamente frammentate in particelle o i gas delle acque minerali. Le principali modalità sono:

A) Nebulizzazioni
Le nebulizzazioni sono trattamenti inalatori collettivi. I pazienti soggiornano in un ambiente nel quale le acque minerali sono trasformate in nebbia di particelle acquose di varia grandezza. Le particelle sono in genere di dimensioni da pochi a 60 µ e mescolate con gli eventuali gas liberati dalle acque minerali. Secondo l'apparecchio impiegato possono prevalere particelle di maggiori o minori dimensioni.
La camera di nebulizzazione può essere più o meno "secca".


B) Inalazioni
Questa metodica utilizza apparecchi in grado di frammentare l'acqua minerale in particelle, formando un getto di vapore che viene inalato dal paziente.
Nella inalazione a getto diretto la pressione del vapore caldo sull'acqua minerale determina la formazione di particelle d'acqua delle dimensioni di circa 100 µ.
Il getto viene convogliato contro filtri o piastre che consentono di eliminare le particelle più grosse e di ottenere una nebbia relativamente omogenea; con tali accorgimenti si ottiene un raffreddamento parziale del getto che raggiunge una temperatura ottimale di 37-38 °C. Nel getto sono contenuti gli eventuali gas che si liberano nell'inalatore durante il processo di frammentazione dell'acqua termale.
                                                                                                 Il paziente si posiziona di fronte all'apparecchio, ad una distanza di circa 20-25 cm dal beccuccio erogatore ed inala con il naso e/o con la bocca il vapore erogato. 

C) Aerosol sonico (o vibrato)
L'aerosolato viene sollecitato e messo in vibrazione da una fonte di ultrasuoni, quindi accelerato con l'intervento di piccoli compressori. In questo modo le particelle acquisiscono una maggiore capacità penetrativa nell'albero respiratorio e nelle mucose.
Durante l'applicazione il paziente può essere inoltre invitato a deglutire per favorire la penetrazione nella cassa timpanica attraverso la tuba di Eustachio.

D) Humages o Emanazioni
Questa metodica inalatoria impiega quasi esclusivamente i gas che si sviluppano spontaneamente dalle acque minerali (es.: idrogeno solforato) o che vengono liberati da queste con particolari accorgimenti.
A differenza delle metodiche descritte in precedenza le particelle e le micelle acquose sono molto scarse.
Le acque minerali più impiegate e più indicate sono le solfuree per la qualità e la quantità del gas liberato.
Anche questa metodica viene impiegata per la terapia delle affezioni croniche di tutti i distretti dell'albero respiratorio.
Si distinguono humages individuali ed humages collettivi:

Humage individuale o diretto
In questa metodica, i gas che si liberano dalle acque termali vengono erogati da singoli apparecchi, simili a quelli descritti per gli aerosol; si utilizzano mascherine, boccagli, o forchette nasali.
Con la metodica dell'humage si ottiene una profonda ed abbondante penetrazione dei gas nell'apparato respiratorio ed è possibile raggiungere probabilmente anche i seni paranasali.
 
Humage collettivo od indiretto
Nell'humage collettivo i pazienti inalano i gas termali diffusi in ambiente; soggiornano in una apposita camera per un periodo progressivo.
La durata del ciclo di cura è come per l'humage individuale di 12 – 15 giorni.


E) Irrigazioni nasali e docce micronizzate
  L'irrigazione nasale consiste nell'immissione di soluzioni idrominerali nelle cavità nasali attraverso una sonda.
Questa metodica viene comunemente praticata mediante l'uso di un apparecchio situato sopra ad un ampio lavabo di raccolta.
L'apparecchio è provvisto di
un vaso graduato per l'acqua, di un olivetta monouso collegata all'irrigatore tramite un raccordo in gomma.
  La doccia nasale micronizzata è una metodica terapeutica di relativa recente introduzione nella pratica termale. Nasce dall'esigenza di garantire una maggiore penetrazione del mezzo termale in cavità difficilmente accessibili quali i seni paranasali compresi i meati ed il labirinto etmoidale. Tale tecnica permette inoltre un adeguato trattamento della mucosa delle fosse nasali e del rinofaringe con notevole riduzione degli effetti algici spesso legati all'irrigazione classica. Per questo motivo va preferita nelle forme di marcata iperreattività delle mucose.
La tecnica consiste nell'immissione a pressione nelle fosse nasali di acqua minerale nebulizzata costituita da grosse particelle acquose (circa 20-30 micron di diametro).
Si esegue facendo aderire alle narici un'apposita ampolla (rino-jet) collegata all'apparecchio tramite tubi di gomma in grado di immettere il getto di nebbia a temperatura ambiente nelle fosse nasali e di raccogliere le secrezioni reflue scaricandole all'esterno.
Studi condotti con l'utilizzo di isotopi radioattivi hanno confermato la penetrazione delle particelle nelle cavità paranasali.
L'effetto terapeutico aspecifico, come quello dell'irrigazione, è legato alla detersione delle secrezioni comprese quelle mucopurulente e crostose, all'azione trofica, decongestionante e mucolitica. A queste si aggiungono le azioni specifiche delle acque impiegate.
Per quanto sia pratica comune ricorrere alle docce micronizzate qualora esista un'intolleranza o una difficoltà di esecuzione dell'irrigazione, esistono alcune differenze di indicazione.
La nebbia micronizzata possiede maggiori capacità di penetrazione è quindi da preferire nelle affezioni delle cavità paranasali e delle tube di Eustachio.
Le irrigazioni nasali hanno un più spiccato potere di detersione e di asportazione meccanica delle secrezioni, sono inoltre più efficaci sulle alterazioni trofiche e vasomotorie della mucosa, vanno quindi preferite nelle rinopatie croniche soprattutto se associate a componenti allergiche o vasomotorie.
F) Insufflazioni endotimpaniche
Le insufflazioni pertubariche endotimpaniche ( cateterismo tubarico terapeutico) costituiscono una metodica crenoterapica impiegata per effettuare un intervento mirato a livello della tuba di Eustachio, della cassa del timpano e dei componenti dell'apparato di trasmissione dell'orecchio medio. L'impiego di questa tecnica trova indicazione elettiva nella prevenzione e terapia dell’ipoacusia rinogena conseguente prevalentemente a processi flogistici a carico delle prime vie respiratorie e che può dare esito a sordità.

Tecnica di esecuzione
Il cateterismo tubarico consiste nell'introdurre direttamente nella tuba di Eustachio, e quindi nell'orecchio medio, idrogeno solforato ottenuto dalle acque sulfuree
Per l'esecuzione di tale manovra viene utilizzato un apposito catetere (catetere di Itard, 15-20 cm di lunghezza con estremità distale ricurva, di materiale plastico monouso, che il medico introduce nella fossa nasale prossima alla tuba da insufflare, facendo scorrere lungo il pavimento l'estremità distale fino all'altezza del rinofaringe.
Il catetere viene poi ruotato di circa 90° verso l'esterno e ritirato verso la narice fino ad imboccare l'ostio tubarico.
                                                                                                In presenza di condizioni anatomiche che ostacolano l'introduzione del catetere in una delle due fosse nasali, per evitare manovre irritative e traumatiche, l'ostio tubarico può essere raggiunto anche attraverso la fossa nasale opposta.
Posizionato correttamente il catetere viene fatta convogliare la miscela aero-gassosa nella tuba. Il passaggio dei gas produce un rumore caratteristico che può essere ascoltato dal medico con un apposito tubo otofonico. L'auscultazione del rumore costituisce una indicazione (indiretta) del corretto posizionamento del catetere a livello dell'ostio tubarico e della praticabilità della tuba.
                                                                                                             Oltre alle azioni specifiche dell'idrogeno solforato, l'intervento terapeutico complessivo è fortemente legato all'azione meccanica insufflatoria.
Tale azione ottiene lo scopo di assicurare la ventilazione della cassa del timpano attraverso un'azione di "scollamento" delle pareti tubariche che tendono a collabire in seguito al processo infiammatorio. L'insufflazione passiva del mezzo gassoso determina la reversione della pressione negativa all'interno della cassa del timpano restituendo una normale risposta elastica alla membrana ed un "riassestamento" della catena ossiculare dislocata.

 G) Politzer crenoterapico sulfureo
Accanto al cateterismo tubarico, la terapia delle ipoacusie rinogene utilizza anche la metodica del "Politzer crenoterapico solfureo":
Politzer perché si ispira ai principi fisici e fisiologici della manovra di Politzer: deglutizioni a narici chiuse con conseguente aumento della pressione dell'aria nel rinofaringe
Crenoterapico solfureo perché viene realizzato utilizzando acqua solfurea.

Tecnica di esecuzione
Viene data al paziente una caramella o gomma da masticare per facilitare la salivazione o, meglio, acqua da bere a piccoli sorsi per rendere più numerosi gli atti di deglutizione.
Il medico introduce un'olivetta in plastica, collegata con un tubo di gomma, che convoglia il gas solfureo dall'apparecchio erogatore nella narice del paziente.
In seguito, stringendone le narici l'operatore invita il paziente a compiere un atto di deglutizione, osservando eventualmente in otoscopia la membrana del timpano. Durante questa manovra, per la contrazione dei muscoli peristafilini, il palato molle si tende, si innalza e si accolla alla parete posteriore del faringe; contemporaneamente l'ostio tubarico si dilata, specialmente nella sua porzione inferiore. La dilatazione è tanto maggiore quanto più intensa è la contrazione dei muscoli peristafilini.
Durante la deglutizione il gas solfureo, che continua a pervenire sotto pressione nella cavità nasale e rinofaringea, trova l'ostio tubarico dilatato e penetra attraverso la tuba nell'orecchio medio determinando uno spostamento verso l'esterno della membrana timpanica e della catena ossiculare. 







mercoledì 12 settembre 2012

Cure termali - Patologie reumatiche

Patologie REUMATICHE con indicazione alle cure termali

- Artrosi primaria e secondaria.
- Reumatismi extra-articolari.
- Reumatismi dismetabolici: gotta e pseudogotta.

MODALITA' DI CURA TERMALE
A) Fangoterapia o Lutoterapia

Maturazione dei fanghi
Per maturazione di un fango si intende un insieme di fenomeni chimici, chimico-fisici e biologici cui vanno incontro il fango cosiddetto "vergine" e l'acqua minerale ad esso commista durante la permanenza in apposite vasche (6 mesi - 1 anno).
Durante questo periodo si verificano numerosi processi:

  1. la transmineralizzazione: consiste nell'integrazione tra il fango e l'acqua minerale con scambio di mineralizzatori e di ioni; molta importanza rivestono in questo procedimento la struttura delle micelle della componente inorganica e della componente organica con le loro cariche elettriche, i processi di idratazione di tali micelle ed i processi di assorbimento di ioni plurivalenti.
  2. La rielaborazione di sostanze organiche.
  3. Modificazione delle caratteristiche organolettiche.
  4. Variazione di alcuni parametri fisico-chimici del fango maturo rispetto al fango vergine originario
      Tecnica di applicazione del fango
La fangoterapia viene effettuata in stazione termale in appositi camerini.
Il paziente accede alla terapia preferibilmente al mattino e comunque a digestione ultimata.
L'applicazione del fango sulla superficie corporea è affidata a personale esperto che segue le direttive indicate dal medico termale; il fango viene uniformemente distribuito sulla superficie cutanea della regione o delle regioni da trattare in uno spessore di circa 7-10 cm., alla temperatura di 45-50 °C. Il paziente viene successivamente ricoperto da coperta isotermica per ridurre la dispersione del calore.
In rapporto all'estensione ed alla sede della fangatura sulla superficie corporea si distinguono vari tipi di applicazione:

Fango generale: l'impacco copre spalle, colonna, anche, gomiti, mani, ginocchia, piedi. Può essere lasciato libero un arto superiore per eventuali controlli pressori, terapie di emergenza, richieste di assistenza o soccorso (campanello).
Fango parziale: può interessare singole articolazioni.
Fango addominale: posizionamento del fango in modo da coprire le regioni lombari ed addominali (es.: fango epatico, fango a "mutandina").
Al termine della seduta il paziente si sottopone ad annettamento in doccia e quindi ad un bagno o ad un idromassaggio ozonizzato in acqua sulfurea, alla temperatura di circa 37°C. Successivamente si trasferisce in una cabina (singola) dove, opportunamente coperto, soggiorna in posizione sdraiata o semisdraiata.
Questa fase della terapia viene definita "reazione". Durante questo tempo continuano le reazioni biologiche indotte dalla fangatura, gli adattamenti delle funzioni corporee allo stress e l'azione terapeutica complessiva del fango.
L'effetto più evidente è costituito dalla intensa sudorazione che comincia durante l'impacco di fango e continua nel periodo di reazione.
Un ciclo di fangoterapia comprende in media 12-15 applicazioni a cadenza giornaliera, fino ad una durata massima di tre settimane.

Meccanismi d'azione ed effetti biologici della fangoterapia
Gli effetti della fangoterapia vengono suddivisi in locali (azioni svolte a livello della sede di applicazione) e generali (azioni a livello di tutto l'organismo).
A loro volta le reazioni generali indotte dalla fangoterapia possono influire sulla risposta locale. Vi è quindi un rapporto biunivoco tra i due meccanismi ed una somma di azioni.
Un'altra suddivisione distingue gli effetti specifici della fangoterapia, legati essenzialmente al particolare tipo di acqua minerale contenuta nel fango (azione specifica attribuita ai singoli mineralizzatori ed ai gas presenti nell'acqua minerale) e gli effetti aspecifici attribuiti fondamentalmente all'azione biologica e terapeutica del calore (termoterapia) ed alle altre proprietà fisiche proprie della metodica e del mezzo impiegati.

B) Balneoterapia
La balneoterapia termale, utilizzando acque minerali terapeuticamente attive, associa alle proprietà fisiche (aspecifiche) gli effetti biologici e terapeutici esercitati dai mineralizzatori che rendono ogni acqua minerale una soluzione a composizione chimico-fisica peculiare.
La tecnica del bagno segue dei principi generali anche se sono possibili variazioni nelle modalità di applicazione (durata, temperatura, etc.) secondo l'acqua minerale utilizzata e la patologia da trattare.
Sicuramente il trattamento idroterapico e crenoterapico più utilizzato in stazione termale è la balneoterapia generale con acqua minerale calda o riscaldata, effettuata in apposite vasche singole o in piscina. 
La balneoterapia termale in vasca ad acqua ferma consiste nella immersione, parziale o completa (ad esclusione del capo), del corpo in acqua minerale alla temperatura di circa 36-38 °C. Un ciclo completo di cura comprende 10-15 bagni, effettuati a digiuno, al ritmo di 1 bagno al giorno.
In molti casi la balneoterapia viene effettuata sequenzialmente alla fangoterapia per una integrazione ed un potenziamento dei risultati terapeutici.
Al termine del bagno il paziente esegue la reazione termale su un lettino, avvolto da coperte; la reazione ha significato analogo a quella che segue il fango.

C) Cure associate alla crenoterapia
I mezzi di cura termale possono essere associati alle numerose modalità di riabilitazione e rieducazione funzionale. Si parla infatti di crenofisiochinesiterapia, intendendo per crenofisiochinesiterapia quelle metodiche caratterizzate dalla stretta integrazione della terapia fisica, della mobilizzazione attiva e passiva e del mezzo termale, che si fondono in un univoco intervento, a stretto sinergismo d'azione.


                            CURE TERMALI - SISTEMA SANITARIO NAZIONALE




martedì 21 agosto 2012

COMINCIAMO PARLANDO DELL' ACQUA TERMALE...


Le acque sulfuree delle Terme di Pigna sgorgano dall’antica sorgente denominata “Madonna Assunta” sita nell’omonimo comune, quest’acqua è particolarmente indicata nelle patologie di interesse reumatologico, otorinolaringoiatrico, broncopneumologico, ed in campo dermatologico per la sua componente solforosa. 
Infatti l’acqua minerale è classificabile come “acqua minerale sulfurea (con prevalenza di ioni sodio, cloro, solfato).
Le acque delle Terme di Pigna sono ricchissime di sali minerali e ciò conferisce alle stesse un elevato potere terapeutico.
Lo zolfo, elemento principale di queste acque, è molto simile ai componenti essenziali presenti nelle cellule dei tessuti e degli organi dell’uomo, le acque termali dunque molto efficaci in quanto interagiscono in maniera valida e naturale con l’organismo.
L’analisi chimica e chimico-fisica eseguita nel Dipartimento di Chimica Generale dell’ Università degli Studi di Pavia su campioni di acqua termale prelevata dalla sorgente “Madonna Assunta” rileva una temperatura dell’acqua alla sorgente di 30,8°, un PH di 7,50, un Residuo Fisso a 180° di mg/L 1348, solfato mg/L 236, cloruro mg/L 342, sodio mg/L 432 oltre a numerosissimi altri mineralizzatori.



lunedì 6 agosto 2012


Benvenuti al Grand Hotel Pigna


Stile, gusto, confort, per offrirvi quello che vi piacerebbe trovare.
Le acque termali di Pigna, già conosciute nel 1200, sono sulfuree e sgorgano ad un temperatura alla sorgente di 31°. La moderna SPA in abbinamento a trattamenti olistici ed un’equipe medico scientifica fanno delle “Terme di Pigna” un’importante meta dove poter trovare una vera e propria via della salute.
Le Camere spaziose dell’hotel, dotate di tutti i confort con vista sulla vallata, offrono insieme al ristorante un soggiorno perfetto tra charme e il patrimonio gastronomico del territorio.